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    neuno che fosse sì grande ad assai. Or avenne ch uno
    giorno si trovò con una [putta] che non era molto gio-
    vane; e avegna che molto fosse orrevole e ricca, molti
    n aveva veduti e provati. Quando furo in camera, ed el-
    li lo mostrò. Per grande letizia la donna il vidde [e rise].
    Que disse:  Che ve ne pare?  [E la donna rispuo-
    se:]...
    LXXXVII
    Come uno s andò a confessare.
    Uno s andò a confessare al prete suo, e intra l altre
    cose disse:  I ho una mia cognata, e  l mio fratello è
    lontano. E quand io torno in casa, ella, per grande dime-
    Letteratura italiana Einaudi 83
    Il Novellino
    stichezza, mi si puone a sedere in grembo. Come debbo
    fare?  Rispuose il prete:  A me il si facesse ella, ch io la
    ne pagherei bene!
    LXXXVIII
    Qui conta di messere Castellano da Cafferri di Mantova.
    Messere Castellano da [Cafferri di] Mantova essendo
    podestà di Firenze, sì nacque una questione tra messere
    Pepo Alamanni e messere Cante Caponsacchi, tale che
    ne furo a gran minacce. Onde la podestade, per cessare
    quella briga, sì li mandoe a confini. Messere Pepe
    mandò in certa parte, e messere Cante, perch era grande
    suo amico, sì  l mandò a Mantova, e raccomandollo a
    suoi. E messer Cante li ne rendeo tale guiderdone, che si
    giacea con la moglie.
    LXXXIX
    Qui conta d uno uomo di corte che cominciò una novella che
    non venìa meno.
    Brigata di cavalieri cenavano una sera in una gran ca-
    sa fiorentina, e avevavi uno uomo di corte, il quale era
    grandissimo favellatore. Quando ebbero cenato, comin-
    ciò una novella che non venìa meno. Uno donzello della
    casa che servia, e forse non era troppo satollo, lo chiamò
    per nome, e disse:  Quelli che t insegnò cotesta novella,
    non la t insegnò tutta.  Ed elli rispuose:  Perché no? 
    Letteratura italiana Einaudi 84
    Il Novellino
    Ed elli rispuose:  Perché non t insegnò la restata.  On-
    de quelli si vergognò, e ristette.
    XC
    Qui conta come lo  mperadore Federigo uccise uno suo falco-
    ne.
    Lo  mperadore Federigo andava una volta a falcone, e
    avevane uno molto sovrano, che l avea caro più ch una
    cittade. Lasciollo a una grua; quella montò alta. Il falco-
    ne si misse alto molto sopra lei. Videsi sotto un aguglia
    giovane; percossela a terra, e tanto la tenne che l uccise.
    Lo  mperadore corse, credendo che fosse una grua:
    trovò com era. Allora con [i]ra chiamò il giustiziere, e
    comandò che al falcone fosse tagliato il capo, perch avea
    morto lo suo signore.
    XCI
    Come uno si confessò da un frate.
    Uno si confessò da un frate, e disse che, essendo elli
    una volta alla ruba d una casa, co[n] assai gente:  Il mio
    intendimento si era di trovare in una cassa cento fiorini
    d oro; e io la trovai vòta. Ond io non ne credo avere pec-
    cato.  Il frate rispuose:  Certo sì hai, come se tu [li]
    aves[s]i avuti.  Questi si mostrò molto crucciato, e disse:
     Per Dio, consigliatemi!  E  l frate rispuose:  Io non ti
    Letteratura italiana Einaudi 85
    Il Novellino
    posso prosciogliere se tu nol rendi.  Ed elli rispuose: 
    Io lo fo voluntieri, ma non so a cui.  E  l frate rispuose: 
    Recali a me, e io li darò per Dio.  Questi li promisse, e
    partìsi. E prese tanta contezza, che vi tornò l altra matina,
    e ragionando co lui, disse che gli era mandato un bello
    storione e che li le voleva mandare a disinare. Lo frate li
    ne rendé molte grazie. Partìse questi, e non li le mandò. E
    l altro dì tornò al frate con allegra cera. Il frate disse: 
    Perché mi facesti tanto aspettare?  E que rispuose: 
    Oh, credevatelo voi avere?  Certo sì.  E non l aveste? 
    No.  Dico ch è altrettale come se voi lo aveste avuto.
    XCII
    Qui conta d una buona femina ch avea fatta una fine crostata.
    Fue una femina ch avea fatta una fine crostata d an-
    guille, e aveala messa nella madia. Vide entrare uno topo
    per la finestrella, che trasse a l odore. Quella allettò la
    gatta, e missela nella madia perché  l pigliasse. Il topo si
    nascose tra la farina, e la gatta si mangiò la crostata. E
    quand ella aperse, il topo ne saltò fuori, e la gatta, per-
    ch era satolla, non lo prese.
    XCIII
    Qui conta d uno villano che s andò a confessare.
    Uno villano se andò a un giorno a confessare. E pigliò
    de l acqua benedetta, e vide il prete che lavorava nel col-
    Letteratura italiana Einaudi 86
    Il Novellino
    to. Chiamollo, e disse:  Sere, io mi vorrei confessare. 
    Rispuose il prete:  Confessastiti tu anno?  E que ri-
    spuose:  Sì.  Or metti un danaio nel colombaio, e a
    quella medesima ragione ti fo uguanno, ch anno.
    XCIV
    Qui conta della volpe e del mulo.
    La volpe andando per un bosco, sì trovò un mulo,
    che mai non n avea più veduti. Ebbe gran paura, e fuggì;
    e così fuggendo trovò il lupo. E disse come avea trovata
    una novissima bestia, e non sapeva suo nome. Il lupo
    disse:  Andianvi.  Furono giunti a lui; al lupo parve via
    più nuova. La volpe il domandò [di suo nome]. Il mulo
    rispuose:  Certo io non l ho ben a mente; ma se tu sai
    leggere, io l ho scritto nel pié diritto di dietro.  La vol- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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