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    filoteo E noi ancora abbiamo chiarito quanto questi
    discorsi e raggioni sieno vani: e che l infinito in tutto
    non si muove; e che non è grave né lieve, tanto esso
    quanto ogn altro corpo nel suo luogo naturale: né pu-
    re le parti separate, quando saranno allontanate oltre
    certi gradi dal proprio loco. Il corpo dumque infinito,
    secondo noi, non è mobile né in potenza né in atto; e
    non è grave né lieve in potenza né in atto: tanto man-
    ca ch aver possa gravità o levità infinita secondo gli
    principii nostri o di altri, contra gli quali costui edifi-
    ca sì belle castella.
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    Letteratura italiana Einaudi
    Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi
    elpino La seconda raggione per questo è similmente
    vana; perché vanamente dimanda «se si muove l infi-
    nito naturale o violentemente» a chi mai disse che lo
    si mova, tanto in potenzia quanto in atto. Appresso
    prova che non sia corpo infinito per le raggioni tolte
    dal moto in generale, dopo che ha proceduto per rag-
    gion tolta dal moto in comune. Dice dumque che il
    corpo infinito non può aver azzione nel corpo finito,
    né tampoco patir da quello; et apporta tre proposizio-
    ni. Prima, che «l infinito non patisce dal finito»; per-
    ché ogni moto, e per conseguenza ogni passione, è in
    tempo: e se è cossì, potrà avenire che un corpo di mi-
    nor grandezza potrà aver proporzionale passione a
    quella; però, sicome è proporzione del paziente finito
    all agente finito, verrà ad esser simile del paziente fi-
    nito allo agente infinito. Questo si vede si poniamo
    per corpo infinito A, per corpo finito B; e per che
    ogni moto è in tempo, sia il tempo G, nel qual tempo
    A o muove o è mosso. Prendiamo appresso un corpo
    di minor grandezza, il quale è B; e sia la linea D agen-
    te circa un altro corpo (il qual corpo sia H) compita-
    mente, nel medesimo tempo G: da questo veramente
    si vedrà che sarà proporzione di D agente minore a B
    agente maggiore, sì come è proporzione del paziente
    finito H alla parte finita A, la qual parte sia AZ. Or
    quando mutaremo la proporzione del primo agente al
    terzo paziente, come è proporzione del secondo agen-
    te al quarto paziente, cioè sarà proporzione di D ad
    H, come è la proporzione di B ad AZ; B veramente,
    nel medesimo tempo G, sarà agente perfetto in cosa
    finita e cosa infinita, ciò è in AZ parte de l infinito et
    A infinito. Questo è impossibile; dumque il corpo in-
    finito non può essere agente né paziente: perché doi
    pazienti equali patiscono equalmente nel medesimo
    tempo dal medesimo agente, et il paziente minore pa-
    tisce dal medesimo agente in tempo minore, il mag-
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    Letteratura italiana Einaudi
    Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi
    giore paziente in maggior tempo. Oltre, quando sono
    agenti diversi in tempo equale, e si complisce la lor
    azzione, verrà ad essere proporzione dell agente
    all agente, come è proporzione del paziente al pazien-
    te. Oltre, ogni agente opra nel paziente in tempo fini-
    to (parlo di quello agente che viene a fine della sua az-
    zione, non di quello di cui il moto è continuo, come
    può esser solo il moto della translazione), perché è
    impossibile che sia azzion finita in tempo infinito. Ec-
    co dumque primieramente manifesto come il finito
    non può aver azzion compita nell infinito.
    G tempo.
    A paziente infinito. B agente finito maggiore.
    A (parte del infinito) Z.
    H paziente finito. D agente finito minore.
    Secondo, si mostra medesimamente che «l infinito
    non può essere agente in cosa finita». Sia l agente in-
    finito A, et il paziente finito B, e ponemo che A infi-
    nito è agente in B finito, in tempo finito G. Appresso
    sia il corpo finito D agente nella parte di B, ciò è BZ,
    in medesimo tempo G. Certamente sarà proporzione
    del paziente BZ a tutto B paziente, come è proporzio-
    ne di D agente all altro agente finito H; et essendo
    mutata proporzione di D agente a BZ paziente, sì co-
    me la proporzione di H agente a tutto B, per conse-
    guenza B sarà mosso da H in medesimo tempo in cui
    BZ vien mosso da D, cioè in tempo G, nel qual tempo
    B è mosso dal infinito agente A: il che è impossibile.
    La quale impossibilità séguita da quel ch abbiamo
    detto: cioè che, si cosa infinita opra in tempo finito,
    bisogna che l azzione non sia in tempo, perché tra il
    finito e l infinito non è proporzione. Dumque ponen-
    do noi doi agenti diversi, li quali abbiano medesima
    azzione in medesimo paziente, necessariamente l az-
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    Letteratura italiana Einaudi
    Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi
    zion di quelli sarà in dei tempi diversi; e sarà propor-
    zion di tempo a tempo: come di agente ad agente.
    Ma se ponemo doi agenti, de quali l uno è infinito, [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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